Innanzitutto, cos’è la cedolare secca?
La cedolare secca è un regime di tassazione agevolato, a cui si può fare ricorso quando si decide di dare un immobile in affitto e si stipula il contratto.
Per la cedolare secca sono previste due aliquote differenti: 10% per i contratti di locazione a canone concordato, 21% per i contratti di locazione a canone libero.
La cedolare secca è in sostanza una imposta sostitutiva di Irpef e addizionali varie, applicata ai redditi da affitto di un immobile. Sui contratti sottoposti a tale regime non si pagano imposta di registro e di bollo dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione (ma si paga quella dovuta per la cessione del contratto di locazione).
La condizione per poter scegliere questo regime è quella di rinunciare alla facoltà di chiedere, per tutta la durata del contratto, l’aggiornamento del canone o il suo adeguamento al paniere Istat, che sarebbe invece prevista. Si può optare per tale regime sia alla registrazione del contratto sia negli anni successivi, e dura per tutta la durata del contratto, comprese eventuali proroghe quando l’opzione venga confermata.
Legge di Stabilità 2019
Con la nuova Legge di Bilancio la cedolare secca potrebbe essere estesa anche agli affitti di negozi.
In sostanza, i proprietari di negozi e attività commerciali potranno scegliere se pagare un’aliquota forfettaria al 10% oppure il 21% del canone percepito, ma solo se rispetteranno determinati requisiti.
Ma quali sono questi requisiti?
Per poter usufruire dell’agevolazione è indispensabile che il contratto di affitto risponda ad alcuni requisiti essenziali:
Attenzione però: la cedolare secca non sarà applicabile per i contratti stipulati nel 2019, qualora al 15 ottobre 2018 risulti in essere un contratto non scaduto tra i medesimi soggetti e per lo stesso immobile, interrotto in anticipo rispetto alla scadenza naturale.
Quanto risparmierebbe un proprietario di negozio a Milano?
Secondo l’indagine di Solo Affitti, l’estensione con la manovra 2019 della cedolare secca agli immobili commerciali potrebbe dare una spinta significativa al mercato.
Ipotizzando un reddito lordo da lavoro di 30 mila euro annui, senza particolari detrazioni, a cui aggiungere il provento immobiliare, un proprietario di negozio a Milano (dove il canone di locazione medio dei negozi è di oltre 1.500 euro al mese) risparmierebbe in media all’anno fino a 2.809 euro.
Tra i sostenitori dell’estensione della cedolare secca anche agli affitti di negozi c’è Confedilizia, che ha più volte ribadito la necessità di equiparare le regole previste per le locazioni a uso abitativo a quelle per le locazioni commerciali.
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